«Soltanto la parola poetica, pura da pretese scientistiche o moralistiche, vive – patisce – la solitudine autentica e ne è l’epifania, l’apparire del senso. La sofferenza della solitudine infatti non può dire l’indicibile che essa è. Tuttavia, per non lasciarsi ridurre al silenzio, si fa parola poetica. Così, rompendo l’ordine del comune dire, lacerando la trama dei significati convenuti, non curandosi del “sociale” ufficio del comunicare, essa si libera. Anziché tacere grida, convoca le altre solitudini, le avverte che nessuna di esse è l’unica, ma ognuna nella sua unicità è piena del suo senso, perciò è “sacra”» (A. MASULLO, L’Arcisenso, Macerata 2018, p. 90). In questo passaggio, tratto dall’ultimo libro pubblicato del filosofo di origine avellinese Aldo Masullo, recentemente scomparso, si annuncia una dialettica della solitudine nella quale vengono accennati, nella chiave di un pensiero poetante, alcuni dei principali motivi che hanno animato la sua riflessione, sempre oscillante tra senso e significato, intimità e comunicazione, solitudine e comunità: un’oscillazione dialettica che riflette in certo senso l’anima meridionale irriducibile alla ratio come calcolo, ma sempre vogliosa di raggiungere il fondo emozionale. L’analisi fenomenologica della soggettività ne scopre lo strato profondo nell’esperienza della paticità, che è patire e agire insieme, l’indicibile sentirsi e il desiderio dell’altro. Attorno a questi scandagli nella “genealogia dell’umano”, come a molti altri affrontati nel lungo e articolato itinerario filosofico di Masullo, a cominciare dalla tematica dell’intersoggettività, siamo invitati a confrontarci, nel tentativo di raccogliere, valorizzare e sviluppare quanto di vivo, fecondo e stimolante la lezione di questo autorevole Maestro meridionale del pensiero ci ha lasciato.
24 maggio 2020
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